GLI STRUMENTI
FLAUTO DOLCE
Uno degli strumenti a fiato più importanti è il flauto dolce o flauto diritto. Fin dal primo Rinascimento il flauto diritto aveva raggiunto una certa conformazione, che mantenne, senza cambiamenti decisivi, almeno fino alla seconda metà del XVII sec. L’importanza che il flauto diritto ebbe per tutto l’arco del Rinascimento è dimostrata dal gran numero di trattati che ne parlano diffusamente. Sia Virdung che Agricola dedicano molte pagine alla descrizione del flauto e alle tecniche per suonarlo; il trattato La Fontegara (1535) di Silvestro Ganassi, il primo metodo mai pubblicato dedicato completamente a uno strumento. Il termine «flauto» indicò in Italia nel Rinascimento e per tutto il Barocco il flauto diritto o flauto dolce, chiamato dai francesi flute a bec. I tedeschi usavano la parola Blockflöte, che si riferiva al blocchetto di legno che formava il canale di insufflazione. Riguardo a Venezia come importante centro di produzione di strumenti a fiato, in particolare di flauti, si possono citare numerose testimonianze. Nell’inventario del castello di Ambras (Tirolo), datato 1596, è citato «un flauto grande per concerto, comprato a Venezia»; anche Praetorius (1619) (come è ricordato nel paragrafo 2.1.) afferma che un gruppo completo di flauti si può comprare a Venezia per 80 talleri. Sempre a questo proposito si possono citare documenti molto più Dunque la Serenissima era già nota nel XV sec. per i suoi strumenti a fiato, diventando, nel corso del XVI sec., la maggior produttrice sia di flauti che di cornetti.
PIFARO
Il pifaro è uno strumento con cameratura conica che sfocia in una campana molto pronunciata. I tre strumenti più grandi mostrati da Praetorius (1619) sono dotati di ben quattro chiavi: due sono mosse dal mignolo e due dal pollice della mano più in basso. Riguardo alle origini del pifaro, vi sono due ipotesi: alcuni studiosi lo mettono in relazione con il cantus della zampogna (o cornamusa), che sarebbe stato staccato dal sacco e divenuto quindi autonomo. Secondo altri il pifaro sarebbe stato importato dall’Oriente in Europa: difatti, strumenti simili ad esso sono presenti in tutte le culture orientali e sappiamo con certezza che l’Islam introdusse in Europa nel XII sec. uno strumento a cameratura conica e con ancia doppia.
CORNETTO
Il cornetto è un felicissimo quanto precario ibrido tra gli «ottoni» e gli strumenti a fiato di legno. Infatti, pur avendo il bocchino come una tromba, è munito di fori per le dita come un flauto ed è normalmente fatto di legno. Il cornetto può essere considerato come lo strumento principe del Rinascimento, sia per l’importanza che esso rivestì nella musica sacra e profana, sia perché la sua ascesa e il suo declino corrispondono esattamente con il periodo rinascimentale: infatti, pur esistendo già da almeno un secolo, cominciò ad assumere importanza alla fine del XV sec., ebbe il periodo di massimo splendore negli ultimi decenni del ‘500 e nei primi del ‘600.
DULCIANA
La dulciana è uno strumento a cameratura conica formata da due tubi scavati parallelamente nel medesimo blocco di legno e collegati tra loro da un’apertura sul fondo dello strumento. A differenza del pifaro, infatti, il fagotto è uno strumento «nuovo» nella scena musicale del Rinascimento. Praetorius ritiene il termine «dulciana» o «dolcesuono» derivato dalla particolare dolcezza di timbro dello strumento. Il suo suono forte, ma piacevole e mai aspro, era adatto a fornire il rinforzo basso agli insiemi di archi o di cornetti. Le ragioni della diversità di timbro tra il fagotto e il pifaro vanno cercate, oltre che nelle dimensioni della campana estremamente contenute, soprattutto nella tecnica di emissione del suono.
TROMBONE
Il trombone fu il primo strumento musicale espressamente concepito per suonare nel registro grave. Si tratta sostanzialmente di una tromba a cui è stato aggiunto un congegno meccanico, detto coulisse, che permette di allungare a piacere il canneggio, potendo così coprire una notevole estensione in modo completamente cromatico. Il successo immediato dello strumento è da ricondursi a diversi fattori: primo fra tutti il fatto che il trombone fu il primo strumento monodico a poter suonare con sicurezza nel registro grave, fino ad allora dominio esclusivo dell’organo; lo strumento oltretutto era dotato di una grande dinamica, potendo rendere altrettanto bene sia in grandi spazi – nelle danze all’aperto, nelle fanfare – che in ambienti chiusi.
CERVELLATO
Tra tutti gli strumenti ad ancia, il Rackett (in tedesco) è quello che può scendere di più nel registro grave, pur avendo dimensioni estremamente contenute. La capacità del cervellato di toccare note tanto gravi è dovuta alla particolare conformazione dello strumento: la cameratura è ottenuta trapanando nove sottili fori in un unico blocco di legno o avorio a forma di barilotto, attraversandolo da parte a parte. Otto di questi tubicini sono posti in cerchio, il nono resta al centro; quindi sono collegati tra loro alternativamente sotto e sopra, formando così una lunga e sottile cameratura cilindrica, che per nove volte corre su e giù per lo strumento. L’etimologia del nome non è molto chiara. Praetorius non segnala nessun altro termine, benché lo strumento fosse sicuramente conosciuto in Italia.
SPINETTA
La spinetta appartiene alla famiglia degli strumenti a tastiera con corde pizzicate, assieme al clavicembalo e al virginale.
A differenza del clavicembalo, è di dimensioni contenute, cosa che ne permette un facile trasporto; per questo motivo, godette di una certa popolarità fino al XVIII secolo. La praticità ne permetteva l’uso in ambiente domestico.
Lo strumento è costituito da una tavola armonica rettangolare; le corde, molto più sottili di quelle di un moderno pianoforte, sono disposte sulla lunghezza dello strumento, ad angolo rispetto ai tasti, con la corda più grave sulla parte anteriore. La tastiera muove delle asticelle alle quali sono collegati i plettri, che pizzicano le corde.
Esistevano due principali modelli di spinetta: italiana e fiamminga. Quella italiana aveva una cassa pentagonale e la lunghezza variava circa tra 1,2 e 1,9 metri di lunghezza; il legno era di cipresso e le pareti estremamente sottili in maniera da vibrare assieme alle corde; la tastiera sporgeva a balcone; i tasti erano di bosso o avorio, i semitoni in bosso nero o ebano. Quella fiamminga era normalmente in abete, con la tastiera arretrata a sinistra o a destra, non al centro; i tasti solitamente in osso, raramente d’avorio e i semitoni d’ebano o semplicemente dipinti di nero. Il suono viene prodotto da un plettro di penna d’uccello, attaccato ad un salterello, ovvero un’asticella di legno che si trova dietro ad ogni tasto della tastiera. Abbassando il tasto l’asticella scorre e il movimento solidale del plettro pizzica la corda.
PERCUSSIONI
Le percussioni si legano profondamente ai «fiati», in special modo ai pifferi, agli ottoni e ai fiffari militari. Un tipo di percussione in uso nel Rinascimento era quella che modernamente si chiama «tamburo a bandoliera» o «a cordiera». Questo tamburo, dalla tipica forma cilindrica e di grandezza variabile, ha il suono indeterminato ed è dotato di corde di budello tese sulla membrana inferiore, che vibrano ai colpi delle bacchette e ne creano il caratteristico timbro. Praetorius mostra un paio di questi tamburi nella XXIII tavola della Sciagraphia (1620). Questi cosiddetti «Soldaten Trummeln» sono alti 57 cm ca. e hanno una sola corda vibrante tesa sulla membrana inferiore. Il francese Thoinot Arbeau, nel suo metodo di ballo Orchésographie (1588), descrive dettagliatamente l’uso militare di questi tipi di tamburi, ma parla anche della loro utilizzazione nell’accompagnamento ritmico delle danze nobili, quali la pavana e la bassa danza. Secondo Arbeau, i timpani, che egli definisce «tamburi dei persiani», erano usati esclusivamente dai tedeschi, mentre i francesi utilizzavano soprattutto il tamburo a bandoliera. Il ruolo del suonatore di tamburo era tenuto in alta stima nelle corti italiane, tanto che il duca di Ferrara Alfonso I d’Este donò al «Tamborino ducale» Guglielmus Gallus un podere, per ripagarlo del suo fedele servizio, tale servizio forse, oltre all’accompagnamento ritmico delle danze di corte, comprendeva anche il partecipare alle ben più impegnative campagne di guerra, nelle funzioni di tamburino militare.